Se bucano le Alpi per la Tav arriverà per sempre la neve
Se abbattere il Passo del Turchino per far scomparire la nebbia padana, era una fola, ora bucare i monti della Val di Susa significherebbe far arrivare il gelo del Nord su tutta LA PIANURA PADANA
uno "squarcio" di quel genere sulle Alpi, non solo d'inverno provocherebbe lo scorrimento di aria umida su un suolo freddo, provocando un'intensificazione delle nebbie ma provocherebbe anche un aumento delle precipitazioni su scala locale, (con effetti tutti da valutare), ma soprattutto un innalzamento del limite delle nevicate negli episodi perturbati.
ECCO LA VECCHIA TEORIA dei meteorologi e climatologi
Editoriali - 9 Novembre 2005, ore 07.52
Cio' che Dio ha creato l'uomo non modifichi. Potrebbe essere questo il precetto evangelico che lega l'uomo alla natura. Rispetto e cura del territorio, adattamento al clima nell'ambito del quale siamo stati chiamati a vivere, ma nessun tipo d'iniziativa volta a stravolgerne l'equilibrio. Sarebbe un salto nel buio, una giocata d'azzardo della quale potremmo pentirci amaramente, subendone gravissime conseguenze. Negli anni '70 la Pianura Padana era assediata dalla nebbia, molto più fitta e persistente, da "tagliarsi col coltello" come riferiva la gente di allora. Qualcuno pensò che un'ottima soluzione al problema fosse quella di abbattere o spianare il gruppo di montagne collegate al Passo del Turchino, lungo l'Appennino ligure. La strada è assai conosciuta dagli automobilisti che percorrono l'autostrada Voltri-Gravellona Toce per raggiungere il mare oppure il Piemonte, Alessandria in primis. Perchè proprio il Turchino nel vasto arco appennico ligure? Perchè quella è una delle zone più "sottili" della cerchia, in altre parole rappresenta la zona con il minor numero di rilievi da superare per giungere al mare. Spianare il Turchino, secondo questo bizzarro progetto, avrebbe consentito una massiccia penetrazione di aria mite nel catino padano con conseguente rimescolamento dell'aria, aumento delle temperature e attenuazione dei fenomeni nebbiosi. L'obiezione più ovvia venne da chi, perplesso, indicò che uno "squarcio" di quel genere sull'Appennino, non solo d'inverno avrebbe prodotto lo scorrimento di aria umida su un suolo freddo, provocando un'intensificazione delle nebbie ma avrebbe anche potuto provocare un aumento delle precipitazioni su scala locale, (con effetti tutti da valutare), ma soprattutto un innalzamento del limite delle nevicate negli episodi perturbati. Altri sostennero che un maggiore apporto di aria umida, specie se accompagnato da sostenute correnti meridionali, avrebbe innalzato le nebbie sino alle prime colline del biellese, oppure avvolto pericolosamente anche il Monferrato in caso di rotazione del vento a Scirocco. In altre parole chi si schierò contro il progetto motivò il giudizio negativo asserendo che non serviva aumentare l'umidità di un suolo già di per sè umido. I possibilisti videro invece una riduzione del problema della siccità sul basso Piemonte che solitamente deve aspettare correnti da SE per vedere la pioggia, un'attenuazione del rischio di gelate nei periodi invernali, in particolare nell'alessandrino e un aumento dell'instabilità estiva sulla pianura piemontese e di riflesso anche su quella lombarda e un incremento dell'intensità delle nevicate alle quote medie.