EURO ED EUROPA: NON CONFONDIAMOLI!
Vorrei fare chiarezza su questo importante ed attuale problema che, da più
parti ormai, è usato come cavallo di battaglia per far breccia nella testa del
popolo, per riportare all’ovile le “pecorelle smarrite”, cioè quelle persone
che pian, piano stanno aprendo gli occhi e creando un collegamento critico e
personale fra notizie e realtà.
Da quando questa realtà, l’Unione Europea, è nata ci è sempre stata dipinta
come la massima espressione di libertà di movimento, di scambio culturale,
di integrazione: verissimo, infatti si può tranquillamente viaggiare per tutta
l’Europa senza aver bisogno del passaporto, senza estenuanti controlli
doganali, senza interminabili code a sportelli di qualsiasi natura burocratica.
Negli ultimi quattro anni sono stato in Belgio, Austria, Spagna, Danimarca,
Olanda, Germania senza nessun tipo di problema legato a documenti, visti
o quant’ altro. Questa è, a mio avviso, l’Europa dei cittadini, l’Europa che
ci hanno fabbricato e che i cittadini europei con le loro enormi competenze
sociali ed intellettuali sfruttano benissimo e fanno funzionare alla perfezione.
Visitando alcune città di queste nazioni ho incontrato persone provenienti
da ogni parte d’ Europa non solo ben integrate, ma anche coese; le ho viste
vivere e lavorare fianco a fianco senza problemi, aiutarsi ed arrivare alla fine
della giornata stanche, stremate, ma relativamente felici. Sono le persone che
hanno creato e stanno ancora creando l’”Europa dei popoli”.
La nota dolente, sotto gli occhi e nella mente di tutti è, purtroppo, il lato
burocratico/economico/gestionale dell’ Europa. Bisogna partire dal presupposto
che la nascita dell’ Unione Europea è stata gestita come una fusione societaria,
come unione di più stati in cui era necessario pareggiare e livellare le diverse
realtà nazionali, unificandole: ma come? Creando una valuta unica, l’ odiato
Euro, ed usandola come punto fermo del ragionamento, come base di calcolo;
e, da qui in avanti, gli errori e le discrepanze si sono moltiplicati a potenze
inimmaginabili.
Come in ogni fusione societaria, le forze in campo sono differenti: la Francia
(anche se, ultimamente, con qualche problema), e soprattutto la Germania,
sono le due Nazioni con la forza economica maggiore dell’ UE; Lussemburgo,
Belgio e Paesi Bassi le nazioni con la maggior forza finanziaria. Tutto qui?
No, perché ci sono delle nazioni che hanno aderito all’ Unione Europea, ma
non all’Euro (sì, si può tranquillamente fare!) e sono, a mio modesto parere,
le nazioni che hanno scelto la via migliore: suggere il positivo dell’ Unione ,
tralasciando l’ amaro. Le nazioni di questo blocco sono: UK (Regno Unito),
Danimarca, Svezia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca,
Ungheria, Romania e Bulgaria. Questo non vieta assolutamente che, a breve,
per volontà popolare o pressioni comunitarie, queste nazioni possano adottare
la moneta unica, ma ritorniamo al discorso principale: la differenza di valori in
Come sappiamo, la Germania ha perso la Seconda Guerra Mondiale; ne è
uscita completamente distrutta, annichilita, in ginocchio sia dal punto di vista
sociale, sia da quello economico; una parte sotto il controllo occidentale,
una sotto il controllo orientale. Nazione distrutta dicevamo, annichilita, in
ginocchio, ma che (e parliamo, in particolare, della parte occidentale) ha
saputo sfruttare questa situazione negativa a proprio favore. Ricostruzione
programmata e sistematica della società, dell’ economia e dell’ apparato
statale e burocratico; ricostruzione avvenuta con lo spirito ed il fine di aiutare,
supportare e invogliare la crescita, riportare la nazione alla normalità: tutto
questo negli anni e con ingenti e non nascosti aiuti economico/finanziari della
parte occidentale del mondo. Aiuti esterni e caparbietà interna hanno portato
alla riunificazione delle due Germanie, raddoppiando, di fatto, grandezze
territoriali, risorse, mercato del lavoro, mercati di sbocco eccetera e creando,
in questo modo, una potenza economica di gran lunga superiore alle altre
nazioni europee.
Nel resto delle nazioni europee tutto questo è avvenuto con grandezze,
velocità e modalità molto differenti e con risultati che oggi sono molto lontani
fra loro: pensate solo che il fabbisogno economico dell’ apparato tedesco è
poco più della metà di quello italiano...
Al momento di sedersi per fare il punto della situazione per la creazione della
moneta unica, queste diseguaglianze sono state prese in considerazione ma, a
mio parere, non è stata assolutamente presa in considerazione la capacità di
ogni singolo stato di gestirsi e di crescere alla stessa velocità. Oppure è stata
presa in considerazione ma volutamente ignorata! Mah!
L’ Unione Europea che ci troviamo a vivere in questo momento e che sta
distruggendo in modo sistematico le economie delle nazioni più deboli del
gruppo (Grecia, Portogallo, Italia, ed ultimamente Francia) è un’ Unione
tarata su una velocità e su grandezze che solo le economie forti riescono a
supportare. Bene, si potrebbe dire: rallentiamo le velocità, cosicché anche le
altre nazioni riescano a reggere questo tipo di rapporto! Sbagliato! Perché?
La risposta è semplice, ma siete sicuri di volerla sapere e, soprattutto, capire?
Perché non c’è la volontà di salvare le cose, non c’è la volontà di fare in modo
che l’ Europa, quell’ Europa formata da stati differenti, sia proprio quell’ idea,
quel progetto stupendo descritto nelle prime righe di questo articolo.
L’ altra Europa, quella cupa, sinistra, burocratica e globo-finanziaria, che
sta distruggendo le economie degli stati membri più deboli, quella è la VERA
Europa, quella che comanda. Un insieme di persone, più o meno collegate
fra loro, con dei punti in comune: i propri rappresentanti di lobby o di partiti
politici ( come se non fosse, poi, la stessa cosa!), il relativo poco interesse
per i problemi dei cittadini europei, il completo ed assoluto servilismo verso la
burocrazia e la finanza, vere “padrone” dell’ Europa.
Gli Stati che aderiscono all’ Euro (moneta unica e unità di misura del nuovo
Eldorado) per mezzo dei vari trattati di Maastricht, Lisbona e Schengen
hanno sottoscritto degli accordi che, con il passare del tempo, sono risultati
demenziali, fuori da ogni tipo di logica e soprattutto con alla base una follia
pura: la perdita di sovranità nazionale degli Stati aderenti. Non siamo più liberi
e non siamo più proprietari della nostra vita, delle nostre sicurezze, dei nostri
debiti; attenzione: non essere più proprietari dei propri debiti non è un fattore
Che cosa è il debito pubblico? Il debito pubblico è la differenza fra la quantità
di denaro che serve allo Stato per far funzionare se stesso ed i servizi connessi
alla vita della Nazione, e la quantità di denaro raccolto dalla Nazione stessa
per mezzo di tasse e prelievi. E’ una necessità non supportata da conferimenti.
Avendo perso la sovranità monetaria, quindi non potendo più stampare e
gestire una moneta propria, non possiamo più stampare liberamente valuta
e immetterla in circolo tramite la messa sul mercato di titoli di stato, ma
dobbiamo “chiederla in prestito” all’ Europa, ovvero alla Banca Centrale
Europea, elemento esterno alle nostre proprietà, un elemento terzo: abbiamo
quindi dato ad altri un nostro debito, lo abbiamo “esternalizzato”. Non siamo
più proprietari del nostro debito che, ora, ha un proprietario ben definito, la
BCE, che VUOLE ed ESIGE garanzie sul pagamento del denaro prestato. Con
la crisi economica mondiale, la nostra atavica incapacità o non volontà di
avere una politica fiscale chiara, sicura e giusta, continuiamo questo infinito
circolo vizioso, economicamente devastante. Per fare cassa quindi, il sistema
più ovvio e veloce è l’ alienazione dei servizi e delle strutture pubbliche, la
cosidetta “privatizzazione”.
Non riuscendo ad avere moneta sufficiente per far funzionare i servizi pubblici,
questi si svendono, si fanno diventare privati in modo tale da eliminare la
necessità di fondi economici per farli funzionare: in sintesi, non si hanno soldi
per la benzina, quindi si regala la macchina. In questo modo si crea altra
povertà: ai cittadini tartassati si tolgono anche i servizi pubblici, facendoli
diventare privati, più cari e legati ad un mercato diverso da quello precedente
ed a diverse dinamiche economiche. Ma chi sono questi “privati” che comprano
a poco prezzo beni e servizi da uno stato in profonda crisi economica se non gli
stessi squali (ed i loro simili) che hanno dissanguato lo stato stesso nella prima
fase di impoverimento?
Sono gli stessi gruppi di potere economico che hanno strutturato questo tipo di
Europa che stanno facendo shopping dei servizi e dei beni di quegli stati che,
grazie alla complicità dei governanti nazionali, hanno dapprima impoverito.
Per come sono state create e concepite le strutture burocratica e gestionale
della UE, il solo risultato è stato l’ aumento delle spese pro capite. Abbiamo
aggiunto altre persone ed altre strutture a pagamento, che si posizionano
un gradino più su di quelli che già avevamo, in linea con il principio che “non
sono io che lo decido, ma eseguo qualcosa che qualcuno superiore a me mi ha
ordinato di fare”: in tal modo si creano scusanti, scaricando le responsabilità
Dobbiamo, quindi, riprendere in mano le redini della situazione, cambiare
la destinazione d’ uso dell’ Europa, farla diventare il territorio che unisce
e amministra i popoli che la formano con modalità migliori delle attuali,
spostando il punto di vista da moneta e ricchezza, sul benessere dei popoli,
sulla collaborazione, sulla crescita generale. Dobbiamo unire tutte le forze
europee che vogliono creare questo tipo di Europa e tutte quelle nazioni che in
questo momento si trovano in difficoltà (più o meno dichiarata), con il fine di
creare un’ Europa degli europei e non delle banche e della finanza.
Certo che se si vuole creare questa Europa con parlamentari europei italiani
del calibro di Clemente Mastella, Iva Zanicchi, Lara Comi, Ciriaco De Mita,
Cosimo Bonsignore, Carlo Casini e Vittorio Prodi (si, esatto: proprio parenti
di…) eccetera, eccetera( elenco completo su http://it.wikipedia.org/wiki/
Membri_italiani_del_Parlamento_europeo_della_VII_Legislatura ), non penso
proprio sia fattibile.
FACCIAMO UNA SCELTA CHIARA E DECISA SUL NOSTRO FUTURO.
Massimiliano Povia
asinc
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martedì 21 gennaio 2014
EURO ED EUROPA
Associazione per la promozione culturale,
artistica, dello spettacolo, turistica e lavorativa.
Fotografia urbana, paesaggistica e artistica come icone del nostro tempo.
Concept e scenografia, immagine coordinata, cultura delle materie.
EURO ED EUROPA
2014-01-21T23:49:00-08:00
Comitato redazionale C.V.
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Cosa sono le P.M.I.
La politica viene costantemente svolta da persone competenti in moltissimi argomenti, ma molto spesso ignare delle realtà delle imprese. Le P.M.I. sono le Piccole e Medie Imprese che sostengono larga parte dell'economia della Società e delle Città.
Senza le P.M.I. non ci sarebbe forse nulla da governare perché non ci sarebbero i fondi necessari a sostenere il bilancio Nazionale ed Europeo. Le P.M.I. costituiscono parte importante dell'economia reale, e senza di loro non sussisterebbero nè grandi Industrie nè banche, nè quindi servizi sociali, organi pubblici, nè Stato. Chi vuole svolgere bene la carriera politica deve conoscere la realtà economica di un'impresa ma spesso crea solo questionari per i commercianti, camere di commercio inefficienti, sistemi di tassazione usurari, complicati e insostenibili, tribunali di giustizia iniqui, e assenza della tutela d'ufficio del credito attivo e passivo delle P.M.I.. Lo scopo di questo sito è riformare la considerazione delle P.M.I. nella classe politica. Se sei un imprenditore con partita i.v.a. qui sei il benvenuto e qui puoi fornire le tue richieste che verranno raccolte in modo sistematico per formare un programma di riforme inderogabili ed urgenti per la tutela della tua realtà lavorativa, che è quella che supporta l'economia di base, ma spesso viene ignorata, sfruttata iniquamente, mortificata, umiliata dalle caste dei poteri forti che restano ignari di questi valori. Facciamo massa critica e attiviamoci per definire le nostre necessità. Cavalchiamo la storia adesso. EF
Senza le P.M.I. non ci sarebbe forse nulla da governare perché non ci sarebbero i fondi necessari a sostenere il bilancio Nazionale ed Europeo. Le P.M.I. costituiscono parte importante dell'economia reale, e senza di loro non sussisterebbero nè grandi Industrie nè banche, nè quindi servizi sociali, organi pubblici, nè Stato. Chi vuole svolgere bene la carriera politica deve conoscere la realtà economica di un'impresa ma spesso crea solo questionari per i commercianti, camere di commercio inefficienti, sistemi di tassazione usurari, complicati e insostenibili, tribunali di giustizia iniqui, e assenza della tutela d'ufficio del credito attivo e passivo delle P.M.I.. Lo scopo di questo sito è riformare la considerazione delle P.M.I. nella classe politica. Se sei un imprenditore con partita i.v.a. qui sei il benvenuto e qui puoi fornire le tue richieste che verranno raccolte in modo sistematico per formare un programma di riforme inderogabili ed urgenti per la tutela della tua realtà lavorativa, che è quella che supporta l'economia di base, ma spesso viene ignorata, sfruttata iniquamente, mortificata, umiliata dalle caste dei poteri forti che restano ignari di questi valori. Facciamo massa critica e attiviamoci per definire le nostre necessità. Cavalchiamo la storia adesso. EF