venerdì 19 dicembre 2014

La settimana del Movimento 5 Stelle Lombardia - 12-19 dicembre 2014

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Dal 12 al19 dicembre 2014
In questo numero
 

In evidenza

Diossina nelle uova 21 volte superiore ai limiti di legge a Desio. Abbiamo pubblicato i dati forniti alla Asl di Monza. Ecco quello che abbiamo scoperto...

No Euro, i banchetti di raccolta firme del week end

Continua la campagna nazionale di raccolta firme per la legge costituzionale di iniziativa popolare per indire un referendum di indirizzo sull'euro del Movimento 5 Stelle. 
Lungo tutta la penisola saranno presenti i nostri banchetti organizzati dai gruppi locali in cui sarà possibile, per tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali italiane, firmare e portare in discussione in Parlamento la legge di indizione del referendum. Il Movimento 5 stelle non punta a raccogliere solo le 50.000 firme necessarie per il deposito della iniziativa di legge, ma a raccogliere più di un milione di firme di comuni cittadini che da troppo tempo chiedono solo più democrazia e la libertà di scegliere un futuro migliore. Saranno decine i banchetti di raccolta organizzati in Lombardia. Li trovate a questo link: http://www.lombardia5stelle.it/2014/12/19/continua-la-raccolta-firme-fuoridalleuro-ecco-la-mappa-dei-banchetti-in-lombardia/.
Vogliamo costringere il Parlamento ad ascoltare il popolo italiano, a discutere la legge ed esprimersi se consultare o meno gli italiani su un tema fondamentale per il nostro futuro.  L'Italia è in una situazione drammatica, travolta da povertà, corruzione e malaffare. Gli italiani come primo passo devono riprendersi il Paese e la sovranità su di esso, a partire da quella monetaria, necessaria  per stampare una moneta associata al valore della nostra economia ed evitare di essere strozzati dagli interessi delle banche private.
Le imprese inoltre sono costrette a licenziare, oppresse da una tassazione abnorme imposta per rimanere nei parametri dall'euro. Fuori dall'euro per liberare le imprese e creare più lavoro!
Uscire dall'euro significa anche conservare lo Stato sociale, perché all'Italia, per restare nella moneta unica, vengono imposti tagli lineari e selvaggi su sanità, welfare e scuola.
Con l'euro l'Italia è in recessione da anni, il PIL è ai livelli del 2000. Uscire dall'euro consentirà
alle imprese di essere più competitive nelle esportazioni e creare nuovo lavoro e ricchezza per il Paese.
 

Expo, lettera ai cittadini italiani

Cari cittadini italiani (lombardi in particolar modo),

a circa 150 giorni dall'inizio dell'esposizione universale continuiamo a parlare di Expo 2015 e soprattutto del dopo Expo. Da quando siamo in Regione Lombardia Expo è stato un impegno assiduo e un fiato sul collo costante. Quando in Italia si parla di grandi eventi e di opere pubbliche, infatti, si sprofonda in un pozzo senza fondo fatto di malaffare, conflitti di interesse, prevaricazione dell'interesse personale su quello collettivo, corruzione e infiltrazioni mafiose. Abbiamo raccolto informazioni, fatto innumerevoli accessi agli atti, audizioni, studiato progetti, fatto sopralluoghi sui cantieri e segnalato anomalie alla Procura e al Presidente dell'Autorità Nazionale anti Corruzione, Raffaele Cantone.

L'Expo 2015 è stato presentato agli italiani, con abile strategia di marketing, come un'occasione imperdibile per rilanciare l'immagine, la credibilità e l'economia dell'Italia, adornando il tutto con il nobile tema "Nutrire il pianeta. Energia per la vita."

Continua, inoltre, ad essere alimentata l'errata convinzione che l'Expo sia un evento governativo, come se ogni cinque anni un comitato internazionale coordinato dai governi di tutto il mondo premiasse il Paese più meritevole consentendogli di ospitare questa manifestazione universale.

Questo il primo mito da sfatare: l'Expo nasce da un comitato privato ed è quindi un evento privato che si muove in un contesto di interessi privati i quali, grazie a fondi pubblici, genera guadagni privati.

E il motivo per cui ancora oggi questo evento risulta incredibilmente appetibile, nonostante le nuove tecnologie non richiedano più esposizioni di questo tipo per promuovere i prodotti nel mondo (ben diversa era la situazione nel 1851 anno della prima esposizione universale), è la possibilità irripetibile di sfruttare l'occasione per concretizzare modifiche al Piano di governo del territorio altrimenti impossibili da inserire nella ordinaria amministrazione (oltre alla movimentazione di ingenti capitali). A questo si aggiunge poi l'urgenza dovuta ai ritardi biblici (i primi tre anni sono stati persi a trattare l'acquisto dei terreni e a definire le poltrone più prestigiose e i loro compensi) che hanno obbligato a stringere i tempi e ad andare in deroga, aprendo le porte a politici corrotti, imprenditori edili, istituti bancari e naturalmente alle associazioni mafiose.

Ecco quindi che si alza il sipario e inizia lo spettacolo. Tutti cominciano ad abbuffarsi alla ricca tavola dei fondi pubblici.

Nel caso dell'Expo milanese, però, si è andati oltre: non si tratta più soltanto, si fa per dire, di corruzione e malaffare tra politici, amministratori, dirigenti, costruttori, mafiosi. A Milano bisogna fare i conti con menti più sofisticate che potrebbero aver ideato da anni un progetto molto più articolato di quel che può sembrare, e che, pur nella sua complessità, proviamo a spiegare.

Tutti ci aspettavamo che l'Expo avrebbe catalizzato interessi privati, più o meno leciti, e questo ha fatto sì che focalizzassimo l'attenzione sulle aree destinate all'evento, occupandoci, prima, di accordi di programma, progetti di sviluppo, contratti di acquisto e, successivamente, di appalti, bonifiche, bandi e cantieri. Intendiamoci, tutto questo non ci ha certo lasciati delusi. A parte i singoli soggetti indagati e finiti in carcere, gli appalti discrezionali, le cupole e i soliti "avvoltoi", le inutili infrastrutture diventate prioritarie per Expo, le questioni su cui non si è data sufficiente visibilità riguardano altro.

Partiamo dal fatto che tradizionalmente i terreni su cui si è realizzato l'evento dell'Expo erano di proprietà pubblica, non privata, evitando investimenti inutili; dopo l'esposizione, l'area, che nel frattempo si era arricchita di tutte le infrastrutture necessarie, rimaneva di proprietà pubblica e non si rendeva necessaria la vendita per rientrare dell'investimento. Ebbene, a Milano, per distinguersi dalla storia delle esposizioni universali passate, i terreni scelti sono di proprietà privata per cui si è deciso di prendere soldi pubblici e metterli nelle mani di soggetti privati. Poiché i terreni avevano una destinazione agricola, quindi commercialmente poco remunerativa, per arricchire le tasche dei proprietari si è proceduto alla loro urbanizzazione trasformandoli improvvisamente in terreni edificabili, attribuendo loro un indice edificatorio piuttosto alto (i proprietari l'avrebbero voluto ancora più alto!).

Visto che il tema dell'evento è "Nutrire il pianeta" si è pensato bene di scegliere un'area su cui, fino al 1992, sorgeva la raffineria Agip che lavorava 5 milioni di tonnellate di idrocarburi l'anno, oltre a svariate altre industrie e ad una sottostazione elettrica. Questo ha determinato l'enorme problema delle bonifiche che ancora oggi, a pochi mesi dall'inizio dell'Expo, non sono terminate, e che, per quelle già effettuate, esistono seri dubbi sulla loro efficacia, documentati da atti ufficiali. Incrociando diversi documenti, inoltre, emerge che esiste un accordo tra Expo e i precedenti proprietari per un tetto massimo di soli 6 milioni di euro per l'attuazione delle bonifiche. Tetto largamente sforato da Expo prima ancora della determinazione del prezzo di vendita di quei terreni, che, quindi, avrebbe dovuto includere il costo delle bonifiche. Milioni di euro di spese per bonifiche che, a questo punto, ricadranno sui cittadini, grazie a chi ha voluto tutelare gli ex proprietari ponendo un tetto massimo bassissimo alla loro responsabilità pecuniaria.

Verificando chi sono i proprietari delle aree acquistate per l'Expo (per le quali si sono sborsati decine di milioni di euro), ci si imbatte in due nomi: la famiglia Cabassi, che come noto è spesso protagonista assoluta nelle costruzioni in Lombardia e non solo, e Fondazione Fiera Milano che, udite udite, in tutto l'affare Expo ricopre tre ruoli contemporaneamente: è membro dell'ente promotore di Expo, quindi tra coloro che hanno deciso dove si sarebbe fatto, è proprietario della maggior parte dei terreni scelti, ed è socio della società Arexpo spa (di cui fanno parte anche Regione Lombardia, Comune di Milano, di Rho e provincia di Milano) che ha acquistato i terreni. A rischio di essere accusati di complottismo, noi ci vediamo un certo conflitto di interesse, soprattutto se si considera che nel 2008, quando si firmò l'accordo per la vendita dell'area, Fondazione Fiera, sotto la gestione di Comunione e Liberazione, aveva un buco di bilancio considerevole a causa del fallimento della nuova fiera di Rho i cui padiglioni sono ancora oggi quasi sempre vuoti. Fondazione Fiera decide di vendere ad Arexpo una quota dei terreni per ripianare i suoi debiti di bilancio e di convertire la restante parte in quote sociali per entrare in Arexpo Spa: un vero affare visto che i terreni, pagati inizialmente circa 10 euro al metro quadro, sono miracolosamente stati riqualificati a 164 euro al metro quadro.

Un altro passaggio curioso è quando Arexpo spa acquista i terreni, poiché è costretta a chiedere un finanziamento (sottolineiamo che la società in questione è a partecipazione prevalentemente pubblica, quindi il prestito ricade inevitabilmente su tutti i cittadini). Quando viene indetto il bando per il finanziamento, tutti gli istituti bancari si tengono a debita distanza e non partecipano, tranne uno: Banca Intesa San Paolo, capofila di un gruppo di istituti di credito. Se si ha la pazienza di leggere le centinaia di pagine del contratto di finanziamento sottoscritto tra le parti si è colti da stupore e incredulità per svariati motivi, ma soprattutto per il tasso di interesse applicato che è più alto di quello che qualunque istituto bancario potrebbe applicare ad un ventenne precario. Leggendo oltre, poi, si giunge a clausole davvero curiose, come quella in cui si precisa che qualora il tasso di interesse configuri una violazione di quanto disposto per legge sul tasso di usura, verrà applicato il limite massimo consentito dalla legge. In altri termini, non solo si sta ipotizzando la concreta possibilità che possano verificarsi le condizioni per cui il tasso di interesse diventi usuraio, ma ci si sta preventivamente accordando che in tale circostanza non ci si avvarrà del diritto di recesso dal contratto (cosa che qualunque cittadino normale può fare) e si pagherà il massimo applicabile. Chiunque avrebbe rifiutato un accordo del genere, Arexpo invece lo firma. Tant'è, i soldi sono i nostri e basterà aumentare qualche tassa per rispettare i termini accordati.

Si potrebbe elencare all'infinito le incongruenze, le contraddizioni, i conflitti d'interesse, gli accordi sospetti, le ipotesi di favoritismi che avvolgono come una fitta nebbia l'evento di Expo 2015. Servirebbero troppe pagine, un altro esempio su tutti è la figura della Presidente Bracco, in pieno conflitto di interessi.

Tuttavia è proprio a questo punto che cominciamo ad avvertire quella fastidiosa sensazione di non aver considerato proprio tutto. Si, perché è come se impantanati in tutti questi problemi ci sfuggisse il quadro complessivo. Insomma hanno mangiato davvero in tanti e l'abbuffata è stata oltre le più tragiche aspettative. Eppure basta allargare lo sguardo e spingerlo un po' in avanti nel tempo perché si aprano nuove prospettive e inquietanti scenari. La conferma a queste nostre preoccupazioni ci giunge quando un mese fa l'asta per la vendita dei terreni di Expo è andata deserta. Arexpo spa, indebitata con Intesa prima dell'inizio dell'evento fieristico, ha messo in vendita tutti i terreni di Expo in un unico lotto del valore di 315 milioni di euro. Il vincolo per l'acquirente sarebbe stato quello di rispettare il master plan, cioè un piano di sviluppo dell'area che suddivideva il lotto in percentuali diverse per l'edificazione e le aree verdi secondo un progetto complessivo che dovrebbe garantire e tutelare la comunità dal pericolo di speculazioni edilizie. Abbiamo letto e analizzato le perizie di stima, il progetto di sviluppo, il testo del bando d'asta e molto altro ancora mettendo in evidenza tutte le carenze e le incongruenze che ancora caratterizzano questa fase e abbiamo chiesto chiarimenti ai responsabili e dirigenti di Arexpo. Abbiamo ipotizzato che un lotto di tale valore potesse favorire i soliti pochi che possono permettersi investimenti di questa misura, abbiamo contestato il prezzo di vendita perché non avrebbe comunque coperto tutte le uscite e le bonifiche ancora da effettuare e così via. Eppure la vera notizia è che l'asta è andata deserta. E adesso? Proprio partendo da questa domanda abbiamo iniziato a considerare la possibilità che il dopo Expo possa svelare il vero terreno di gioco di questa partita.

Se ampliamo il raggio di osservazione e ci spingiamo oltre i confini fisici dell'area Expo, scopriamo che proprio adiacente a quest'area c'è un' altra enorme area oggetto di interventi edificatori denominata "Cascina Merlata". Il piano di lottizzazione di questo terreno (540 mila mq) è stato approvato in fretta e furia dalla giunta Moratti poco prima delle elezioni che hanno visto vincente Pisapia. Quindi la stessa giunta che aveva individuato l'area dove si sarebbe svolto l'Expo ha anche sostenuto e approvato celermente un piano di lottizzazione adiacente che prevede nello specifico: circa 700 alloggi, parcheggi per 50.000 mq, hotel, uffici, un centro commerciale di oltre 45.000 mq con 135 punti vendita e un ipermercato di 5 mila mq e molto altro. Il fulcro di questo progetto è il cosiddetto Villaggio Expo che da maggio 2015 ospiterà 1.334 delegati dei Paesi che parteciperanno alla manifestazione: sette torri per 397 alloggi e, dopo l'evento, altre quattro torri con ulteriori 293 appartamenti. I numeri sono decisamente preoccupanti, ma che non hanno ricevuto la giusta attenzione poiché, immediatamente dopo l'approvazione di questo piano di lottizzazione, si è iniziato a parlare di Expo e tutta l'attenzione si è focalizzata sull'evento del 2015, offuscando l'attenzione su Cascina Merlata. E così, mentre tutti ci preoccupavamo di verificare che l'accordo di programma per l'area Expo mantenesse sia in sede di progettazione che di realizzazione il vincolo di tutelare il 56% dei terreni destinandoli ad aree verdi per evitare la speculazione edilizia, proprio lì di fianco, in un'area simile per dimensione, si proclamava e si celebrava la vittoria del CEMENTO TOTALE.

Ma come mai un progetto di tale portata è stato pensato proprio in questa zona? L'area in oggetto costituiva, insieme a quella destinata ad Expo, una delle poche, se non l'unica, zona verde di queste dimensioni rimasta a nord di Milano. È una zona incastrata tra l'autostrada A8 Milano Varese, l'A4 Torino Venezia e la statale del Sempione che già allora, prima quindi dei progetti Expo e Cascina Merlata, soffrivano una congestione di traffico ben nota ai cittadini di Milano e provincia. In un periodo di piena crisi immobiliare, scegliere un'area non sufficientemente infrastrutturata per un progetto così imponente appariva poco intelligente per qualsiasi investitore immobiliare lungimirante perché avrebbe significato prevedere anche un investimento nelle infrastrutture e nei servizi talmente ingente da rendere il progetto stesso finanziariamente non sostenibile. A meno che queste infrastrutture e questi servizi non li avessero pagati i cittadini. E a meno che non si sapesse già allora dell'arrivo di Expo. Da sempre, infatti, le esposizioni universali sono state il motore per un rafforzamento delle reti di trasporto per l'accesso ai siti espositivi, opere "necessarie" destinate a migliorare e incrementare le connessioni tra il sito espositivo e vari punti della città e della regione. Un'occasione irripetibile.

Per capire bene la situazione è necessario porsi un'altra domanda: chi è il proprietario di Cascina Merlata? La società immobiliare che possiede tutta l'area è la Euromilano di cui Banca Intesa è socio di maggioranza. E', dunque, plausibile ipotizzare che la disponibilità di Intesa nel finanziare l'acquisto dei terreni per Expo 2015 sia direttamente proporzionale alla necessità di incremento dei servizi per l'adiacente area di Cascina Merlata. Quale migliore occasione per ottenere le infrastrutture a costo zero, cioè interamente finanziate con soldi pubblici? Viene quasi da pensare che fosse tutto già previsto da tempo, da molto tempo. Gli anni del progetto Cascina Merlata sono gli stessi di Expo, anzi i due progetti si intersecano visto che grazie al Villaggio Expo una parte considerevole dei guadagni provenienti dagli alloggi durante i 6 mesi dell'esposizione andranno proprio a finire nelle tasche di Euromilano e quindi anche di Banca Intesa. Un'altra coincidenza davvero curiosa è che proprio in quegli stessi anni, durante il governo Monti, il Ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti (novembre 2011- aprile 2013) era Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa, e che proprio lui intervenne su Expo 2015 sostenendo fortemente la sua realizzazione.

Ora, quando un normale cittadino acquista casa accendendo un mutuo, sappiamo che non può definirsi proprietario fino all'estinzione del prestito. Ecco allora che anche la società Arexpo non è proprietaria dei terreni che di fatto, in virtù del finanziamento erogato, appartengono a Intesa San Paolo. E il fatto che il bando per la vendita sia andato deserto conferma questo stato di fatto, anzi, se possibile, lo peggiora visto l'impegno preso da Arexpo "in caso di mancata individuazione da parte della Società Finanziata del soggetto attuatore entro il 31 dicembre 2014″ a costituire in pegno un pacchetto pari ad almeno il 95% del suo capitale sociale a Intesa San Paolo, che nel frattempo sta incassando fior fior d'interessi. Visto sotto questo profilo, che qualcuno direbbe pessimistico, Intesa è al momento proprietaria di un'area, tra Cascina Merlata ed Expo, di più di 1 milione e 500 mila metri quadri.

L'ultima notizia è di pochi giorni fa, precisamente del 28 novembre 2014: Arexpo annuncia la nascita di un Comitato dei 5 saggi a cui è affidato l'arduo compito di studiare un nuova strategia per il futuro di Expo. Quando si arriva ad aver bisogno dei saggi… vuol dire che siamo in mezzo alla tempesta e allora non resta che farsi il segno della croce. Al di là di ogni facile ironia e in attesa che i "saggi" formulino il loro responso, nel frattempo noi preferiamo ragionare su visioni concrete e possibili.

Di fronte ad un quadro complessivo del genere, se spingiamo lo sguardo oltre il limite temporale dell'Expo, ci si prospettano almeno tre ipotesi di sviluppo ed è su queste che vogliamo invitare tutti a riflettere.

a) Dopo il primo tentativo, anche le aste successive andranno deserte e questo comporterà una cessione dell'area Expo a Banca Intesa che in tal modo ha straguadagnato perché ha ottenuto tre obiettivi:

1) ha incassato una valanga di interessi sul prestito, pagati con denaro pubblico,

2) ha ottenuto le infrastrutture a costo zero per l'area di Cascina Merlata, pagate con denaro pubblico,

3) è diventata proprietaria dell'area Expo con tutti i benefici derivanti dalle opere già realizzate, pagate con denaro pubblico.

b) Arexpo con il beneplacito di Banca Intesa (il vero proprietario) decide di suddividere l'area di Expo in lotti più piccoli, magari riducendo la percentuale destinata a verde a vantaggio dei metri edificabili decisamente più appetibili per potenziali compratori; questo scenario determinerà inevitabilmente la perdita di controllo sullo sviluppo globale dell'area con conseguente frazionamento e sfasamento degli interventi che si tradurranno, come al solito, in speculazione edilizia e degrado delle zone meno appetibili. La banca brinderà agli interessi che a questo punto entreranno fino a operazione conclusa.

c) Fallito ogni tentativo di vendita, Arexpo deve modificare il suo scopo sociale e da società per acquisto e vendita diventa lo sviluppatore del progetto dopo Expo. Ovviamente questo necessiterà di un nuovo accordo con Banca Intesa che, dopo aver rosicchiato anche l'osso, sarà ben felice di abbuffarsi alla nuova tavola imbandita con soldi pubblici concedendo probabilmente un nuovo finanziamento a tassi naturalmente "sotto la soglia d'usura". Anche in questo caso non si ha alcuna garanzia sul risultato finale che molto probabilmente, come spesso accade in Italia, sarà peggiore di ogni aspettativa con zone verdi lasciate al degrado e migliaia di metri cubi edificati senza scopo. Solo una cosa è certa: gli italiani ad oggi hanno speso qualche miliardo di euro per favorire banche e privati che si ritrovano proprietari di una piccola città in costruzione. Prevedere quando tutti noi rientreremo dell'investimento è facile: mai!

Resta da dire un'ultima una cosa: noi del Movimento 5 Stelle saremmo ben lieti di essere smentiti e di apprendere che le cose verranno fatte per bene e nell'unico interesse della collettività, ma dopo aver assistito a tanti arresti, a 65 interdittive per mafia con 44 imprese allontanate dai cantieri, alle centinaia di milioni di euro andati in fumo, e dopo le recenti indagini sul Mose e su Mafia Capitale, beh consentiteci di manifestare qualche dubbio senza paura di essere accusati di catastrofismo. Tutto questo però non ci demoralizza e non ci fermerà perché crediamo che prima o poi l'onestà andrà di moda anche in Italia.

Caro Presidente Renzi, visto che l'abbuffata Expo è quasi in dirittura di arrivo, hai pensato bene di candidare Roma per le Olimpiadi 2024. Nemmeno Monti se l'era sentita di fare una carognata di queste dimensioni, ma tu sei il nuovo che avanza….

I Portavoce regionali del M5S Lombardia

Giù le mani dal Trivulzio - VIDEO

Non c'è pace per il Pio Albergo Trivulzio di Milano, uno degli ospedali geriatrici più grandi e importanti del capoluogo, noto agli abitanti della città con il nome di "Baggina". Da qui negli anni novanta, con l'arresto di Mario Chiesa, partì lo saga di Tangentopoli, nel 2011 scoppia lo scandalo affittopoli, con appartamenti di lusso del patrimonio concessi a persone influenti a prezzi di locazione bassissimi. E ora?

Oggi la struttura si trova nel pieno di lotte  di spartizione dei partiti che, sia in Comune che in Regione, hanno evidentemente individuato nel grandissimo istituto ospedaliero per anziani un notevole bacino di voti.

Dopo l'ennesimo campanello di allarme suonato con la denuncia dei medici in Commissione Sanità della Regione, siamo andati a visitare la struttura direttamente con i nostri occhi, a parlare di persona con il direttore generale e il direttore sanitario.

Nell'ospedale c'è una situazione esasperata e un clima di tensione tra i vertici e i lavoratori perché, in un'ottica di risparmio, in questi anni sono stati fatti numerosi tagli alla parte sanitaria e non a quella amministrativa che, al contrario, viene incrementata continuamente con l'assunzione di figure dirigenziali e consulenziali di dubbia utilità, penalizzando ulteriormente l'assistenza al malato.

Ci sono tutti i sintomi di una mala gestione generata dall'intreccio di evidenti interessi politici. Ma i 1.500 pazienti che abitano l'Albergo possono essere considerati come degli elettori? Noi crediamo di no. Noi crediamo che le priorità debbano essere la cura del paziente e la tutela delle professionalità e dei servizi, le cose che, nelle squallide dinamiche di spartizione delle poltrone, vengono sacrificate per prime. Ma gli strumenti e le modalità per mettere al centro le persone e il bene pubblico, e non gli interessi privati, ci sono.

Supportiamo la proposta di collaborazione con l'Azienda Ospedaliera Niguarda per la radiologia geriatrica: ci siamo già attivati con gli assessorati per permettere questa sinergia tra le due strutture pubbliche che permetterà al Trivulzio di rientrare nel centro unico di prenotazione regionale andando a diminuire le liste di attesa. Le idee buone ed utili per la cittadinanza hanno ed avranno sempre il nostro supporto.

Dopo aver appreso dal direttore generale la volontà di affidare i poliambulatori non specifici a strutture terze abbiamo richiesto che l'integrazione venga fatta tramite bando aperto solo a  strutture pubbliche!

Quello che ci spaventa di più però, è l'intenzione di procedere ad una fusione con l' istituto per anziani Golgi Redaelli. Quando si accorpano due grandi strutture si accentrano anche i poteri e i capitali, e la posta in gioco si fa più appetibile se gestita da meno persone: le fette di torta diventano inevitabilmente più grandi. Prima di pensare a fusioni ed operazioni straordinarie è prima necessario risanare gli enti; per questo obbiettivo c'è ancora molta strada da fare.

Il Movimento 5 Stelle è contrario a ogni operazione che possa mettere a rischio la cura dei pazienti in una struttura che rimane un punto di rifermento per i milanesi. Per questo chiederemo in Regione l'istituzione di una commissione d'inchiesta: faremo il possibile per ostacolare e scacciare gli avvoltoi che, in giacca e cravatta, in Comune e a Palazzo Lombardia, giocano con la pelle dei cittadini per assicurarsi un bacino di voti in vista della prossima campagna elettorale per la guida di Milano.

Dario Violi e Stefano Buffagni – Consiglieri M5S Lombardia

Altre notizie

Consiglio regionale

Il Consiglio regionale questa settimana non si è riunito. Tornerà a riunirsi il 22 e 23 dicembre per le sedute relative al bilancio regionale.

Commissioni Consiliari

 

III Sanità

Lunedì  15 dicembre

Visita al nuovo reparto di pediatria presso il Fatebenefratelli di Milano.

Mercoledì  17 dicembre
Giornata dedicata alle audizioni. 
Mettiamo però in rilievo quella con la DG  del FBF per il trasferimento della pediatria dalla Melloni al FBF. 
Non si tratta di un trasferimento temporaneo – come hanno detto fino ad oggi – ma di un vero progetto, tra l'altro già depositato, per ok, in regione. Il progetto è stato presentato ieri dal Direttore Sanitario del FBF ed è il seguente:
 FBF Tutto il comparto materno infantile quindi: ostetricia, ginecologia, PS pediatrico, rianimazione pediatrica e pediatria dalla Melloni  al FBF. Andranno ad occupare gli spazi dove attualmente c'è oftalmico. Il nuovo reparto di pediatria invece ritorna nel vecchio reparto pediatrico - già esistente all'interno del FBF-  con gli spazi abbelliti e super attrezzati ( qui abbiamo fatto una visita con la commissione lunedì mattina). I posti letto aumenteranno dagli attuali 20 a 23.  Costo per la messa a regime del nuovo reparto di pediatria 2.500 milioni. Per gli arredi – costo stimato attorno ai 300 milioni – c'è stata una serata di beneficenza indetta dalla moglie di Dompè e da Michelle Hunziker: hanno raccolto circa la metà della cifra. La restante è attualmente scoperta. Spesa totale per il FBF  10 milioni di euro più 13 milioni per la messa in sicurezza per accreditamento ASL ( vedi vigili del fuoco ect…)
 MELLONI Tutto l'oftalmico del FBF passa alla Melloni che diventerà un punto di eccellenza per l'occhio. Pensano infatti di chiamarla " clinica dell'occhio". Qui confluiranno anche altre realtà sparse sul territorio regionale. Non hanno quantificato la spesa per questo trasferimento e messa a norma. Alla Melloni ci sarà anche un punto di riferimento odontoiatrico. Verrà aperto un apposito bando e si pensa anche a una convenzione con privati. Paola Macchi ha fatto un intervento contestando l'impianto dell'intero progetto. C'è stata grande contestazione tra la DG del FBF e i commissari di minoranza. La maggioranza è stata rappresentata solo sporadicamente da due consiglieri ( Carugo e Saitta).
 
 Giovedì 18 dicembre
Si è riunito il Gruppo di lavoro sul PDL 9 "Norme per la qualificazione e il sostegno del lavoro di cura degli assistenti familiari nell'ambito degli interventi a favore della non autosufficienza e dei programmi di vita indipendente". Il testo è stato licenziato ed ora verrà inviato alla Commissione sanità per discussione.

 Venerdì 19 dicembre
Si sono svolte le Audizione con:
-  l'Assessore regionale alla Famiglia e Politiche Sociali e l'Assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute del Comune di Milano, in merito alle problematiche del PAT – Pio Albergo Trivulzio;
- RSU e OO.SS. CGIL – CISL – UIL Comparto Sanità in merito alle problematiche del P.A.T. – Pio Albergo Trivulzio.( sedi riprese video e comunicato stampa)

IV Attività produttive e occupazione

La IV Commissione si è riunita Martedì 16 per svolgere 3 audizioni. Nella prima audizione si è parlato del progetto di ampliamento del Centro Commerciale Carosello di Cernusco sul Naviglio, cui noi ci opponiamo sostenendo le ragione degli ambientalisti e dei piccoli commercianti della zona, giustamente allarmati per i danni al vicino Parco delle Cave, nonché per l'evidente pregiudizio che l'ampliamento recherebbe agli esercizi di vicinato. Successivamente sono stati auditi i lavoratori precari che operano nelle aule di giustizia lombarde, di cui noi appoggiamo le istanze. Infine audizione con una delegazione dei lavoratori della Nokia di Cassina de pecchi, ove è in atto una procedura di licenziamento collettivo che stiamo attentamente seguendo, coinvolgendo – oltre che il Consiglio regionale – anche il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro.
 

 

Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale

Seduta Ufficio di Presidenza del 15 dicembre 2014.

1) Disposizioni attuative dell'art. 6, comma 2, della legge regionale 24 giugno 2013, n. 3, in materia di riduzione dei costi della politica (rilevazione e accertamento delle presenze e delle assenze) - Adozione 

Delibera in discussione da più di un mese in seno all'UdP poichè è emersa la necessità di una stretta sulle regole per le trattenute per le assenze dei consiglieri nelle attività istituzionali del CR in seguito alle reiterate assenze dei consiglieri di maggioranza nelle commissioni ed anche in consiglio che spesso portano alla mancanza del numero legale, specialmente a fine seduta. Ovviamente si tratta di una materia delicata. Innanzitutto noi abbiamo contestato fin da subito la previsione della legge regionale 3/2013 che prevede un tetto massimo di trattenute di 1.400 euro sui 4.200 del rimborso forfettario mensile delle spese. Ciò significa che un consigliere potrebbe non mettere mai piede al Pirellone e percepirebbe lo stesso 6.800 euro netti al mese, invece della sola indennità di carica, pari a 4.000 euro netti.
La materia è complessa poichè non esistono meccanismi perfetti di controllo dell'attività del consigliere. Siamo ancora in attesa di un pronunciamento del Garante della Privacy sull'utilizzo delle minuzie (impronte digitali) per la presenza del consigliere in aula, pur avendo già la tecnologia installata.
Dopo lunga discussione e trattativa al momento l'accordo è sui seguenti punti: fino a sei firme di presenza nelle sedute di consiglio (oggi solo due) introducendo soprattutto le firme a fine seduta, per evitare il calo progressivo verso sera del numero dei presenti alle votazioni, che può rallentare o bloccare i lavori. Doppia firma (a inizio e fine seduta, oggi solo inizio seduta) per le commissioni. Rilevazione delle presenze su almeno due commissioni prioritarie (oggi una sola).
M5S al momento ho una posizione di voto contraria, perché ha richiesto la trattenuta di 280 euro per l'assenza nella seconda commissione prioritaria (invece dei 140 euro previsti) ed un impegno dell'UdP a modificare (o eliminare) il tetto alle trattenute di cui sopra (con un emendamento a firma congiunta da presentare al progetto di legge collegato al bilancio che va in consiglio il 23 dicembre), entrambi punti non accettati dal resto dell'UdP stesso.
  
2) Prelevamento dal fondo di riserva. 

Si prelevano 4.000 euro dal fondo di riserva del bilancio del consiglio regionale, per finanziare spese relative ad acquisto giornali e abbonamenti per i gruppi consiliari (2 mila euro) e altri 2 mila per esigenze legate alle sedute d'aula (spese di personale). Il prelievo dovrà poi essere comunicato al Consiglio. Voto favorevole di M5S Lombardia.
  
3) Determinazioni in merito alla procedura per l'individuazione dell'istituto di credito a cui affidare il servizio di tesoreria per il quinquennio 2015 - 2020. 

Già nel mese di luglio l'UdP aveva deliberato in merito (con nostro voto favorevole), dando mandato agli uffici della giunta di procedere alla gara per l'affidamento del servizio di tesoreria per il prossimo quinquennio, ad esito della quale il consiglio si sarebbe avvalso del servizio della stessa banca aggiudicatrice del servizio per la giunta. La gara però è andata deserta e dovrà essere rifatta nei prossimi mesi, ora il servizio viene svolto in regime di proroga fino a luglio 2015 e con questa delibera si prende sostanzialmente atto dell'esito della gara deserta e della proroga concessa fino al nuovo affidamento. Voto favorevole di M5S Lombardia.
  
4) Autorizzazione all'utilizzo del marchio istituzionale del Consiglio regionale da parte del gruppo consiliare, Movimento 5 Stelle per il Convegno dal titolo "Come difendersi dal sovraindebitamento. La nuova normativa italiana che introduce il 'fallimento civile'già in vigore da tempo nei paesi anglosassoni e nella UE" che si terrà il 23 gennaio 2015 presso Palazzo Pirelli 

Con questa delibera richiediamo l'autorizzazione ad utilizzare il marchio istituzionale del Consiglio come gruppo consiliare per questo convegno (organizzato da me) che si terrà il 23 gennaio prossimo su una materia nuova e molto interessante, come quella del "fallimento civile" (legge 3/2012). Relatori Gilberto Battistini (commercialista) Lucia Moreschi (Movimento Difesa del Cittadino) Mauro Parolini (assessore regionale al commercio, terziario e turismo) Daniele Pesco (Deputato M5S, componente Commissione Finanze Camera). Ingresso libero. 
  
Seguono 2 delibere di concessione di patrocinio gratuito e 10 di patrocinio oneroso, M5S astenuto sui gratuiti e contrario sugli onerosi come da presa di posizione generale sui patrocini.

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