domenica 27 giugno 2010

LA PAURA DELLE BANCHE FRENA IL BENESSERE

I vecchi dell'economia, che hanno buona memoria e sanno bene che quando le banche non danno più prestiti è perché sono già troppo indebitate, non guadagnano abbastanza, e hanno paura perché devono restituire a breve un grosso prestito e non sanno come fare.... cioè stanno "cadendo" nel loro stesso crunch, aumentando le ripercussioni su tutte le economie statali e reali.



Giogno 2010: la temperatura del buzz monetario è all'apogeo. Il tool della "deposit facility", fa gestire la liquidità alla massima potenza a tutte le banche dell'area Europea. Le banche del commercio parcheggiano presso le banche centrali la loro liquidità nonostante il tasso svantaggioso dello 0,25. Neanche dopo il fallimento di Lehman Brothers, i depositi overnight avevano raggiunto tali livelli.

Tra maggio e giugno, la media dei depositi ha sfiorato i 300 miliardi di euro (294,97) miliardi, per l'esattezza), con punte di oltre 384 miliardi tra l'11 e il 13 giugno. Solo a gennaio del 2009 (il momento peggiore per i mercati dopo il fallimento di Lehman) era stato raggiunto un livello di depositi paragonabile ma comunque nettamente inferiore, pari a 252 miliardi. Prima del crack della banca d'affari americana, tra luglio e agosto 2008, la media era stata di appena 173 mlioni.



 La liquidità immessa dichiarata da BCE in ragione di oltre 800 miliardi, non affluisce all'economia reale, per quasi il 50 per cento, perché le banche commerciali non vogliono rischiare.

 Lo spread tra i tassi euribor e l'overnight index swap che misura soprattutto le attese sui tassi di interessi si allarga e vuol dire che il mercato sconta un rischio di controparte crescente, cioè le banche hanno più timori a prestarsi reciprocamente liquidità.

Da mesi questo differenziale si mantiene al di sotto dei minimi registrati prima della crisi, intorno allo 0,3% contro lo 0,5% della primavera 2008 e l'1,8- 1,9% dell'autunno dello stesso anno. Anche se l'euribor sta registrando piccoli segnali di tensione nelle ultime settimane, la situazione resta ampiamente sotto controllo.

Gregorio De Felice, capo economista di Intesa San Paolo in un'intervista rilasciata al sole xxv ore dichiara che «Il primo luglio (01/07/2010) va in scadenza la maxi-asta da 442 miliardi di euro lanciata un anno fa dalla Bce per dare liquidità al sistema e dunque molte banche commerciali che avevano partecipato all'operazione si stanno preparando.

Da quanto riferiscono gli operatori, oltre alle banche greche, nelle ultime settimane sono diventate molto attive anche le banche portoghesi e quelle spagnole» che evidentemente avevano attinto copiosamente all'asta di un anno fa e non possono farsi trovare impreparate al momento del rimborso. Secondo De Felice, anche le moderate tensioni sul mercato interbancario che si manifestano con l'aumento dei tassi euribor, sono frutto di questa attesa.

C'è il rischio che accada quanto capitò a fine novembre del 2008, quando l'euribor fece un salto di 50 punti base in una sola seduta? «La scadenza è delicata ma non mi aspetto grossi scossoni. Ci sono tensioni e i dati della deposit facility e sull'interbancario lo dimostrano. Ma è probabile che la banca centrale intervenga per stemperarle».

Marco Annunziata, capo economista di Unicredit Group è d'accordo e conferma che la situazione di fondo è molto diversa perché allora c'era assoluta incertezza sul mercato e il rischio di controparte elevatissimo dipendeva dal fatto che era sconosciuto l'ammontare di titoli tossici nei portafoglio delle banche.

Oggi il rischio è legato al debito sovrano il cui ammontare è conosciuto. Buona parte degli asset tossici è venuta alla luce e anche sui titoli governativi periferici c'è piu' chiarezza e il limite oltre cui non andare è noto a tutti.

Annunziata spiega poi che se si verificasse oggi un blocco dei flussi di credito verso le imprese, verso l'economia reale, come capitò un anno e mezzo fa, le conseguenze sarebbero peggiori. Allora c'era incertezza totale e l'economia era ferma, le imprese non investivano e quindi non c'era domanda di finanziamenti alle banche. Oggi invece le imprese sono tornate a investire e la domanda di liquidità c'è. Un nuovo credit crunch sarebbe fatale.

EF.

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