lunedì 11 marzo 2013

EURO O LIRA 2?

LIRA O EURO?
articolo di EF
Alcuni iornalisti abitualmente avvezzi a lanciare provocazioni e, da sempre, più interessati al marketing che alla verità, hanno proposto, nei giorni scorsi, che l’Italia tornasse alla lira abbandonando il decennale euro.
Consensi popolari, accennati e diffusi per tutto il Paese, hanno seguito le sue parole, confermando che lo scoop era stato centrato.
Ma alcuni pensatori economici bancari ed economisti credono in cuor loro che quella proposta/provocazione fosse semplicemente, economicamente parlando, un’idiozia.
Comunque siccome nessuno può escludere che le circostanze possano obbligare l’Italia, suo malgrado, ad uscire dalla zona euro, causando così, con quasi assoluta certezza, la fine definitiva della moneta europea, è nostro dovere analizzare i pro e i contro.
Cosa accadrebbe in quesrto caso di così tanto disgraziato?
1. Vero che nella vita di tutti i giorni scatterebbe immediatamente un’inflazione da arrotondamenti, esattamente come avvenne quando dalla lira si passò all’euro. Qualcuno ne dubita? Provi ad immaginare se ciò che oggi costa un euro sarà messo in vendita a lire 1927,36 od a lire 2000. E queste sono bazzecole in termini sostanziali.
2. Vero che sia evidente che tornare alla lira avrebbe significato soltanto se il valore della stessa venisse contemporaneamente rivalutato rispetto all’attuale parità di almeno del 100%. Ed è altresì chiaro che l’uscita dall’euro sarebbe legata non alla dichiarazione di insolvenza , totale o parziale, dello Stato, bensì alla dichiarazione di adozione di un piano di pagamento dei debiti ventennale, al nuovo cambio fissato per la nuova lira: 1 N.lira = 2 euro.
E' vero che i paesi potrebbero non accettare ma sarebbero loro a non accettare il nostro piano di rientro e 
Eviteremmo così lo scenario contrario quello in cui con il mancato pagamento del debito cadremmo immediatamente  nell’impossibilità di ottenere nuovi crediti nel mercato internazionale. Il nuovo Ministro delle Finanze  della nostra Repubblica potrebbe smettere di emettere Buoni del Tesoro per il mercato estero che tanto non troverebbero acquirenti, e poi ci creerebbero solo nuovo debito.
Con la riforma della spesa pubblica, avremmo presto il suo dimezzamento e quindi salterebbe naturalmente la necessità stessa di dover stampare questi titoli di debito che più che "del Tesoro"sono i "buoni del debito".
3. Quindi se si abbandonasse l’euro ma e si  volesse continuare a pagare, in tutto o in parte il precedente debito italiano emesso in euro, ora il suo valore, sarebbe riacquistato a metà prezzo. Chiaro?
I prezzi. Non è vero che la rivalutazione della nostra moneta andrebbe ad immediato svantaggio delle aziende esportatrici, perché i medesimi sarebbero "cambiati" ai prezzi effettivi che gli stati stranieri sarebbero disposti a pagare: ovvero dimezzando i prezzi di cartellino.
Finite le scorte nei magazzini, ci si troverebbe a pagare di più materie prime ed energia, a prezzi sempre più crescenti secondo il vero valore dei beni eccellenti e dop italiani e non alle condizioni imposte dalla comunità europea che ci impone distruzione di beni o tagli con prodotti esteri.
Certo che tale questo temporaneo svantaggio sarebbe gradito dai paesi nostri immediati concorrenti, cioè Germania e Francia per esempio. Costoro vedendo che non perderebbero competitività non reagirebbero e ci non troveremmo di fronte a nuovi atteggiamenti protezionistici. 
Quindi se la "Lira double" si attuasse non sarebbe certo la fine dell’euro per colpa nostra e neanche di tutto il mercato comune. In altre parole potrebbe essere o meno decretata l'uscita indolore per gli stati europei dall’Unione Europea, e potremmo collocarci ai suoi margini come fa l'Inghilterra.
E nel mondo? Certo l'euro perderebbe moltissimo. Sui mercati mondiali il crollo dell’euro significherebbe una tempesta finanziaria e valutaria tale da far considerare il fallimento della Lehman Brothers un giochetto inoffensivo per bambini, ma noi ormai ne saremmo ai suoi margini.
Per prevenire perdite, le nostre banche, nazionalizzate, a scopo protezionistico preventivo, guiderebbero i propri clienti all'uscita graduale, preventiva, e il più possibile inosservata dagli investimenti internazionali prima dell'operazione.
Con la contemporanea riprogrammazione delle regole borsistiche interne, che escluderebbero per l'eternità la creazione e la negoziazione di derivati, e di prodotti sofisticati e pericolosi, potremmo addirittura porre sui mercati titoli a garanzia della presente operazione, anche d'accordo con qualche alleato non europeo.
E’ per tutti questi motivi, e non perché siamo simpatici, che i Paesi del mondo con qualche responsabilità sono così preoccupati per la crisi italiana e, nonostante la corto-vedente riluttanza tedesca, faranno di tutto
per impedire che l’Italia esca dall'euro.

La redazione HNM  ☆☆☆☆☆

EF
ermanno.faccio@gmail.com

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